Nel 1847, il giovane poeta genovese di origine sarda Goffredo Mameli (1827-1849) scrisse questi versi che esaltano, in pieno stile Romantico, le gesta risorgimentali. Il generoso studente ventenne, appena due anni dopo, sacrificherà la vita con altri patrioti in difesa della Repubblica Romana, affidando il nome suo ed i suoi versi alla storia della Nazione nascente.
Con il titolo "Il canto degl'ltaliani", i versi furono musicati da Michele Novaro (1822-1885), patriota e suo amico.
Dalle voci dei nuovi italiani, "Fratelli d'Italia" fu cantato per la prima volta nel corso di una manifestazione popolare a Genova il 9 novembre 1847. Divenne quindi, in tutte le nuove regioni italiane, l'inno di esultanza per nuove vittorie e di commiato, con onore, negli estremi sacrifici di tante giovani vite fino all'Unità d'Italia. Nel 1946, con l'avvento della Repubblica, fu consacrato definitivamente Inno d'Italia.
Da tempo proposte assurde tentano di soppiantare l'Inno di Mameli per sostituirlo con musiche che, seppur scaturite da penne di tutto rispetto, non vantano origini, storia e significati così importanti.
"Fratelli d'Italia" è stato consacrato con troppo sangue italiano per poter essere sostituito.
Accompagnati dalla voce di Mario Del Monaco rileggiamone le parole che ci aiuteranno a comprendere l'indissolubilità fra questo canto e l'Italia
Fratelli d'Italia, l'Italia s'è desta, dell'elmo di Scipio s'è cinta la testa. Dov'è la vittoria? Le porga la chioma ché schiava di Roma Iddio la creò. Stringiamci a coorte, siam pronti alla morte siam pronti alla morte; Italia chiamò. Noi siamo da secoli calpesti e derisi perché non siam popolo perché siam divisi. Raccolgaci un'unica bandiera, una speme; i fonderci insieme già l'ora suonò. Stringiamci a coorte, siam pronti alla morte, siam pronti alla morte; Italia chiamò |
Uniamoci, amiamoci! L'unione e l'amore rivelano ai popoli le vie del Signore. Giuriamo far libero il suolo natio; uniti, per Dio, chi vincer ci può? Stringiamci a coorte, siam pronti alla morte siam pronti alla morte; Italia chiamò. Dall'Alpe a Sicilia, dovunque è Legnano; ogni uomo di Ferruccio ha il core, ha la mano. I bimbi d'Italia si chiaman Balilla, il suon d'ogni squilla i Vespri suonò. Stringiamci a coorte, siam pronti alla morte, siam pronti alla morte; Italia chiamò |
Son giunchi che piegano le spade vendute; già l'aquila d'Austria le penne ha perdute: il sangue d'Italia, il sangue polacco, bevè col cosacco. Ma il sen le bruciò! Stringiamci a coorte, siam pronti alla morte siam pronti alla morte; Italia chiamò. |