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Percorsi pochi chilometri sulla SS. 48 delle Dolomiti che da Cortina d'Ampezzo conduce a Passo Falzarego, si incontra la frazione di Pocol a 1535 metri s.l.m.. Sulla destra si accede al cancello del Sacrario. Nel bosco che circonda l'accesso si trova il vecchio cimitero di guerra con qualche stele originale e la chiesetta del 1916 costruita dagli Alpini del 5° Gruppo. Nel Piazzale è collocata la fontana con l'effige del Leone di San Marco che era situata in Cortina. Ampi gradoni in discesa conducono al Sacrario. Lungo i fianchi del viale sono collocate tavole in bronzo della Via Crucis. Il Sacrario, circondato da cannoni e proietti, fu costruito nel 1935 su progetto dell'Ing. Giovanni Raimondi. Su di un basamento di due piani si erge una torre di 48 metri di altezza a base quadrata con finestroni a forma di fessura. Si affaccia sulla conca di Cortina. Nelle cripte al suo interno riposano 9.707 Caduti italiani, di cui 4.455 ignoti, e 37 Caduti austro-ungarici. Sono stai qui raccolti dai vari cimiteri che si trovavano vicino ai luoghi di battaglia della zona. All'interno, ci si affaccia sulla cripta dove, in un sarcofago raffigurante il Fante morto, si trovano i resti delle M. O. Gen. Antonio Cantore, colpito a forcella Fontana Negra, e Cap. Francesco Barbieri, caduto sulle posizioni del Costabella. Nel piano sovrastante si trovano le tombe di altre due M. O.: il Cap. Riccardo Bajardi, caduto eroicamente sul Monte Sief, ed il Ten. Mario Fusetti, salito al Paradiso di Cantore e nella leggenda sul Sasso di Stria. Due busti di Alpini fanno perenne guardia a questi eroi. Gli stessi che sono raffigurati sul monumento del Gen. Cantore in Cortina.
IL CADORE NELLA GUERRA 1915-1918 PREMESSA Il
settore operativo del Cadore, che si snodava dalla Croda
Grande al Monte Peralba, assolse 1'importante compito
di collegamento strategico con i limitrofi settori carnico ad est,
trentino ad ovest. Vi
fu schierata la 4a Armata -
l'Armata
del Cadore forte, all'inizio delle operazioni, di due C. d'A.:
il I
ed il IX con 70 battaglioni
e 21 batterie. Le
caratteristiche orografiche delta zona, incisa dai profondi
solchi delle vallate dominate dai giganti dolomitici
dettero, alla guerra, che vi si combatte dal 1915 al 1917
e che fu inasprita dall'estrema rigidezza del clima, una sua tipica
dimensione di "guerra alpina"; all'operazione
di massa si sostituì tutta una serie di azioni episodiche
fatte di spericolatezza e di audacia in cui bene
si affermarono l'eccezionale tempra fisica e morale, l'iniziativa ed il valore delle nostre magnifiche truppe alpine. La
4a Armata si trovo contrapposta ad uno schieramento nemico non
superiore numericamente, ma nettamente
avvantaggiato da posizioni dominanti, appoggiate da un'organizzazione di
fortificazioni permanenti predisposte da tempo che opposero una tenace
linea di sbarramento ai principali
passi, accessi e sbocchi delle vallate. Il
compito inizialmente affidato dal Comando Supremo alla 4a
Armata - aprirsi
la strada verso la Val Pusteria
da cui avrebbe potuto più liberamente
manovrare in cooperazione con i vicini settori -
fu fortemente ostacolato dalla
nostra iniziale carenza di adeguati mezzi distruttivi. Alle nostre
artiglierie, limitate nel numero e
nella potenza, non fu possibile sostenere il generoso impeto dei reparti
inesorabilmente arrestati dalle fortificazioni
nemiche. LE
OPERAZIONI DEL 1915 Dopo
l'avanzata iniziale delle nostre truppe, con l'occupazione dei passi di S.
Pellegrino, Valles, Fedaia, Tre Croci,
la conca di Cortina e la Cima Palombino, si tentarono invano nei mesi di
luglio ed agosto un primo ed un
secondo attacco agli sbarramenti nemici tra Col di Lana, Monte Sief e la
Valparola. Maggior
fortuna ebbero invece una nostra azione verso le Tofane, conclusasi con
l'occupazione delta Tofana
I, ed un'altra di aggiramento degli sbarramenti di Val di Landro che
consenti notevoli progressi nella regione
dei Laghi Boden ed in quella di Grava Longa, 1'occupazione delta Forcella
di Toblin e delta testata delta
Rienza Nera. Altre
operazioni vennero effettuate nell'autunno sul gruppo del Cristallo, sul
Monte Fumo, sul Costabella e sul Col
di Lana,. ma con modesti risultati. LE
OPERAZIONI DEL 1916 Dopo
la lunga pausa invernale, che vide i reparti della 4a Armata
impegnati in grandiosi lavori per migliorare
le posizioni sotto 1'aspetto tattico e logistico, vennero attuate
operazioni locali di alta montagna. I
nostri Alpini riuscirono a raggiungere Punta Serauta sulla Marmolada, a
quota 2.961; altri reparti del btg. Cadore s'impossessarono, con azione
audace e spericolata, del Passo della Sentinella, tra Cima Undici e Croda
Rossa (Dolomiti). Per avere ragione dell'importante posizione del Col di Lana, dominante la Val Cordevole, dimostratasi inespugnabilee su cui si era versato tanto sangue, la sera del 17 aprile venne fatta esplodere sotto il presidio nemico una mina di cinque tonnellate e mezzo e per la quale erano occorsi tre mesi di duro lavoro in galleria. Altra
mina analoga, ma sette volte più
potente,
1'11 luglio distrusse il presidio nemico del Castelletto della Tofana I. Nel
settembreottobre,
come concorso alla controffensiva
della 1a Armata
impegnata a ricacciare
la penetrazione
nemica sull'altopiano di
Asiago (Strafexpedition), l'Armata
del Cadore effettuò una serie di operazioni
in Val Travignolo e S. Pellegrino,
che si conclusero con la
conquista di Cima Costabella e Busa
Alta. LE
OPERAZIONI DEL 1917 Il
protrarsi dell'avversa stagione impose
alle operazioni una pausa più lunga
che non nell'inverno precedente. Nella
primavera e nell'estate vennero svolte
solo azioni di dettaglio che ebbero
lo scopo precipuo di tenere vivo nei
soldati lo spirito offensivo e di migliorare
le situazioni tattiche locali. Da
ricordare 1'azione del 4 marzo che ci
portò alla conquista della seconda Cima
del Costabella ed il riuscito colpo di
mano in Val Cordevole (21
settembre) the ci assicurò il
possesso di Forcella Serauta (Marmolada). IL
RIPIEGAMENTO SUL
GRAPPA Ai
primi di novembre, con 1'arretramento del nostro fronte
conseguente alla rottura di Caporetto, la 4a Armata
fu costretta ad abbandonare, sebbene imbattuta, il settore the aveva tenuto per 29 mesi con prestigio e valore, per
schierarsi a difesa del Monte Grappa, importante cardine
di congiunzione del nuovo schieramento tra la linea del Piave e
quella degli altipiani. Nonostante
il pesante logoramento del ripiegamento, che
la fece pervenire decimata sulla nuova posizione, essa riuscì
ben presto a formare quel robusto nucleo da cui ebbe origine
l'«Armata del Grappa». E dopo 1'eroica e leggendaria difesa del massiccio, esattamente un anno dopo, le truppe dell'Armata partecipavano brillantemente alla vittoria finale di Vittorio Veneto, tallonando il nemico in fuga fino a portare il tricolore sui veri confini d'Italia.
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